DOUBLE DRAGON: Lucca Comics meets Puttanate

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Per fare un film su Double Dragon ci vuole una storia. Per fare una storia ci vogliono i personaggi. Per i personaggi bastano le puttanate

 

L’altro giorno ho guardato Mortal Kombat e mi sono discretamente galvanizzato, poi mi sono messo a spulciare l’internet e ho trovato una Puttanata. Quando mi sono avvicinato a lei le ho chiesto: «Ciao, Puttanata, come stai? Cosa ci fai qui in giro?».
«E niente, Simone» mi ha risposto la Puttanata. «Sto andando a una festa. Ci saranno tutti i miei amichetti».
«Che bello!» ho esclamato. «Sarà pieno di Puttanate, allora?».
«Sì, certo. Sarà una festa gigantesca con tante di quelle Puttanate che uno neanche se le immagina, viene il mio amico Ultimo Tweet Di Salvini, ci sarà Death Stranding con suo fratello maggiore Puntare Tutto Sull’Hype, forse vengono anche Fregare La Quarantena Uscendo Con Un Guinzaglio In Mano e Inventare La Pizza All’Ananas. Pensa che mio cugino Risvoltino ha invitato dei pezzi grossi come Credere Fiduciosi Nei Memini Pro-Russia e Mettere Un Barattolo Di Pelati Nel Microonde, che però sono troppo occupati di questi tempi e forse non ci saranno».
«Uh ma è meraviglioso!» mi sono ritrovato a dire. «E come mai fate una festa? Cosa festeggiate?».
«Festeggiamo il film di Double Dragon!»

 

C’è un posto oscuro nell’inferno del cinema riservato ai film tratti dai videogiochi. Sì, lo ammetto. Alcuni di essi non sono poi così male, prendete per esempio Mortal Kombat e quel Silent Hill che non ho ancora saputo apprezzare quanto merita. Sono due film che sono rimasti fedeli al loro spirito originale senza diventare qualcosa di incasinato passibile di denuncia. Double Dragon, no. Double Dragon è stato rilasciato al cinema nel 1994 e, grazie a Dio, sono riuscito a perdermelo.
Certo, nel corso della mia vita ho visto Hollywood trasformare Street Fighter in qualcosa che somiglia a G.I. Joe, Prince of Persia in una specie di Pirati dei Caraibi senz’anima, e Super Mario Bros. in un horror distopico a tinte cronenberghiane di primissimo livello, ma anche se i miei informatori mi dicono che negli ultimi tempi Detective Pikachu o Sonic the Hedgehog sono riusciti a riscattare qualcosa, nel complesso il tasso di successo degli adattamenti dai videogiochi resta notevolmente basso.
Nel 1994, Double Dragon fu un disastro critico e commerciale, ma alla fine me lo sono guardato perché oggi sono una persona più matura, con maggiore senso critico, sotto certi punti di vista anche migliore di quanto non lo fossi nel 1994, e infatti adesso mi sanguinano gli occhi.
Non voglio infierire più di tanto. Per ora inizio mettendo qui sotto una foto dei capelli di Robert Patrick.

double dragon

Koga Shuko vs Mango

Basato sull’omonimo gioco arcade “picchiaduro” di Technos Japan datato 1987 (il quale si potrebbe tranquillamente dire essere ispirato al film de I Guerrieri Della Notte e Mad Max), il film derivato da Double Dragon ci racconta una storia che ha veramente poco a che vedere con quella del videogioco originale. Il cabinato ci proponeva il rapimento di una ragazza e i due personaggi comandati dai giocatori, le cui personalità erano distinguibili semplicemente in “rosso” e “blu”, che per liberarla dovevano prendere a calci in culo mezza Los Angeles fatiscente e popolata quasi esclusivamente da delinquenti e mignotte.
Ok, sì. Siamo d’accordo, non era esattamente la trama più interessante su cui costruire un film. Per questo motivo la versione cinematografica ci racconta la storia di due fratelli adolescenti e orfani di nome Billy (Scott Wolf) e Jimmy (Mark Dacascos) Lee che vivono nel “futuro” anno 2007, fra le rovine di una New Angeles devastata da un gigantesco terremoto.
Billy e Jimmy studiano arti marziali sotto le ali della loro mentore, Satori, che a un certo punto racconta loro della leggenda del medaglione del Double Dragon (del doppio drago) il quale dona a chi lo possiede dei poteri mistici. Il medaglione è diviso in due metà; una conferisce un enorme potere al corpo e l’altra lo dona all’anima. Billy, nonostante sia un idiota clamoroso, è il possessore del medaglione “del corpo”, mentre l’altra metà viene rubata dal malvagio “Koga Shuko”(Robert Patrick) in un posto asiatico popolato da comparse asiatiche sacrificabili.
Posso capire che aggiungere un elemento mistico al film posso aiutare gli spettatori ad appassionarsi a una storia di per sé abbastanza scarna, il problema, però, è tutto il resto, e il fatto conclamato di volersi rivolgere principalmente a un pubblico giovanissimo, forse preadolescente.

 

Un vecchio adagio Hollywoodiano afferma che un film è tanto buono quanto è buono il suo villain. Bene. Onestamente, potrei dedicare l’intero articolo esclusivamente a Koga Shuko. Interpretato dal T-1000, Robert Patrick, Koga Shuko è un personaggio semplicemente ridicolo. Un bianco trentenne costantemente in over-acting che porta il nome di un antico signore della guerra giapponese, indossa abiti over size, spalline giudicate adesso ILLEGALI in più di 16 stati dell’Unione Europea, e sfoggia una ridicola pettinatura alla Vanilla Ice. È veramente il simbolo vivente delle ridicolaggini del suo tempo. Una cosa, però, la devo dire. Anche se il personaggio non fa mai sfoggio di particolari doti marziali che non siano acrobazie con le sopracciglia, Robert Patrick interpreta un Koga Shuko di una ridicolaggine estrema. Non so se questo sia voluto o semplicemente casuale, ma forse è l’unica nota realmente divertente di tutto il film.
Comunque, inseguiti da Koga Shuko che vuole acchiapparsi l’altra metà del medaglione, i fratelli Lee fuggono attraverso le strade di New Angeles e le sue implacabili bande di “punk” che vagano in giro durante la notte. Ma proprio nella loro ora più buia, i fratellini ricevono il provvidenziale aiuto della banda dei Power Corp; un gruppo di vigilanti minorenni dediti al bene che compensano la debole presenza della polizia in città durante la notte. Dopo diversi scontri con i punk, tra cui un inseguimento in motoscafo attraverso una Hollywood allagata dal terremoto, Billy e Jimmy si incontrano con la leader dei Power Corp, Marian (Alyssa Milano) che, come fosse la migliore incarnazione di Barbara Gordon, è la figlia del capo della polizia e di notte sgattaiola fuori casa per guidare il gruppo mentre sfugge all’occhio vigile di suo padre. Il regista, James Yukich, non esita ad inquadrarle continuamente il culo.

double dragon

Double Dragon vorrebbe tanto essere come I Guerrieri Della Notte e invece i suoi cosiddetti “punk” sono un agglomerato di idioti composto da mimi e postini piuttosto che minacciosi criminali. È difficile rimanere anche solo intimiditi da uomini di mezza età che vestono come scolari, uscieri di teatro, clown, impiegati delle poste. L’effetto che ne deriva e quello di stare osservando uno speciale su una qualsiasi edizione del Lucca Comics. Ma a parte le coloratissime comparse, uno dei personaggi più rappresentativi nel film è sicuramente Bo Abobo, muscoloso gigante dal cervello microscopico. I fan del videogioco di Double Dragon hanno familiarità con Abobo: è un personaggio di spicco spesso posizionato alla fine di ogni livello.

double dragon

Abobo prima e dopo gli steroidi

Double Dragon vorrebbe tanto essere anche Robocop, perlomeno in termini di satira, ma l’immaturità è il suo problema cruciale dato che è palesemente diretto a un pubblico immaturo, e sembra molto più simile ad una produzione per bambini di quanto vorrebbe. La base segreta dei Power Corp uguale a un set di un programma TV di Nickelodeon sicuramente non aiuta.
Ma a parte la grana grossa che serpeggia dall’inizio alla fine, la cosa più triste di Double Dragon è proprio lo spreco di talento che ci sta dietro. Con una storia di Paul Dini ( Batman: The Animated Series ) e una sceneggiatura di Peter Gould ( Breaking Bad, Better Call Saul ), è quasi impressionante quanto sia stato disastroso il risultato. Robert Patrick era solo a un paio di anni di distanza dalla sua svolta iconica come cattivo in Terminator 2 , e la stella di Alyssa Milano era in forte ascesa tanto che, di lì a poco, sarebbe balzata all’attenzione del grande pubblico con il telefilm STREGHE. Mark Dacascos era già un artista marziale e stuntman coi controcazzi, e mena come un fabbro anche oggi tant’è che lo abbiamo visto di recente picchiarsi con John Wick nel terzo capitolo della saga ma in Double Dragon anche lui è vittima della stessa imbarazzante sceneggiatura che affligge tutti gli altri.

double dragon

Paillettes

A parte tutti i difetti e il fatto che mi abbia fatto sanguinare gli occhi, penso che Double Dragon sia solo un film bizzarro di cui ridere. C’è da ridere per quanto riguarda i costumi ridicoli (l’outfit di Marian è particolarmente egregio); c’è da ridere per gli effetti digitali poverissimi e gli sfondi che se pur belli sono comunque palesemente dipinti; c’è da ridere nel vedere quanto sia negato Scott Wolf come eroe action e quanto sia stato sottoutilizzato un infinitamente migliore Mark Dacascos nel medesimo ruolo. In generale tutto il tono del film è molto strano. Si passa da scene d’azione a misura di bambino con un’atmosfera tipicamente Power Rangers, a mutanti biomeccanici e scene con variopinte gang post apocalittiche che scorrazzano per terre desolate che fanno tanto Mad Max e I Guerrieri Della Notte.
Trovo difficile raccomandare Double Dragon a chi è alla ricerca di un film cult, e neanche a chi è alla ricerca di quel tipo di film che “è talmente brutto da fare il giro e diventare bello”. La verità è che Double Dragon è un brutto B-movie con un senso dell’umorismo stupido e sdolcinato con dentro una quantità di attori che dopo di esso si sono fatti una carriera.
Ci sono brutte acconciature, la moda è terribile, siparietti di recitazione pessima, e dei mostri steroidei messi male che non sono sicuro siano una cosa buona o cattiva.
Forse Double Dragon è un film cult che verrà riconosciuto solo tra altri 25 anni, forse è troppo avanti per gente come me. O forse, cosa più probabile, è semplicemente una grossa puttanata.
Decidete voi.

double dragon

C’è pure l’easter egg!

OMONE

Uomo di mare, scribacchino, padre. Arrivo su un cargo battente bandiera liberiana e mi installo nel posto più vicino al retrogaming e la cultura pop anni '80/'90. Nel mio passato ci sono progetti multimediali falliti in collaborazione con Makkox; tre libri scritti in collaborazione con me stesso e tre podcast di relativo successo. Atariano della prima ora, mi piace molto giocare ai videogiochi vecchi e nuovi. Tutte le notti guardo le stelle e aspetto che arrivino gli UFO.

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4 Responses

  1. Twinkle ha detto:

    La cosa buffa è che da questo obbrobrio è stato tratto un buon picchiaduro per Neo Geo!

    • Simone Guidi ha detto:

      Oh, bene. Tipo come fecero anche per Street Fighter quando Capcom fece uscire il gioco tratto dal film… ma sai una cosa, mi sembra di aver capito che dopo il film di Double Dragon uscì anche una serie animata. Se trovo la voglia mi piacerebbe approfondire il discorso.

  2. Lorenzo ha detto:

    Scopro ora che Double Dragon sarebbe ambientato in un futuro postatomico. Quando ci giocavo al bar non lo avevo minimamente notato: io mi ricordo che si passava in mezzo ai boschi…

    • Simone Guidi ha detto:

      L’ambientazione era prettamente urbana e distopica con un sacco di brutti ceffi ovunque ma, hai ragione, a un certo punto si attraversava una lunga foresta. Se metti al minuto 22.49 il video del gameplay che ho incapsulato la vedi.

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