GIOCHI STELLARI: Tutto quello che avreste voluto sapere e non avete mai osato chiedere

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Tutto quello che avresti voluto sapere su GIOCHI STELLARI ma non hai mai osato chiedere. Il film dove se sei bravo ai videogiochi poi chiavi

 

Se sei un figlio degli anni ’80 come me, un sacco di soddisfazioni te le hanno regalate i film di Guerre Stellari (o Star Wars, come sono stati rinominati dopo). Ma una volta che la prima trilogia si concluse e i prequel avevano ancora 16 anni da farsi attendere, nel tuo cuore si aprì un grande vuoto.
Avevo dodici anni quando Giochi Stellari (“The Last Starfighter” in originale) arrivò al cinema cercando di trasmettere quella stessa meraviglia ed eccitazione che il dannato Lucas ci aveva insegnato ad apprezzare. In parte centrò il bersaglio, in parte anche no, ma una cosa riuscì di certo a farla: per un’intera generazione di giovani videogiocatori, Giochi Stellari rappresentò un grande appagamento del desiderio. Era la storia di un ragazzo spiantato che diventava un campione di videogame, ritrovandosi reclutato per combattere in una guerra interplanetaria. Come poteva una storia essere più perfetta di così? Ecco tutti gli affascinanti retroscena.
Congratulazioni Starfighters, siete stati reclutati. 

 

Dice: ma come è nata una storia come questa? Che a distanza di trent’anni la gente se la ricorda ancora e anzi, lo scrittore più ganzo del globo terracqueo ne ha preso ispirazione a piene mani per farne un libro?
Beh, diciamo che tutto cominciò con un tale sceneggiatore di nome Jonathan R. Buetel che un giorno entrò in una sala giochi dei primi anni ’80 e si mise a fissare un bambino che giocava a un videogioco arcade. Prima che qualcuno chiamasse la polizia e lo arrestassero per molestie su minore, Buetel immaginò che quel gioco arcade avesse la stessa funzione della spada nella roccia. Chiunque fosse riuscito ad estrarre la spada, raggiungendo il punteggio più alto, sarebbe stato il prescelto e avrebbe innescato qualcosa.

Per differenziare Giochi stellari da tutti i film di Spielberg e Lucas che stavano spadroneggiando negli anni ’80, furono fatte un sacco di modifiche allo script originale.
Una di queste modifiche fu la location. In origine, il gioco arcade “Starfighter” doveva essere piazzato nella periferia di una qualche città, e lì si dovevano svolgere gli eventi del film. Invece si preferì posizionarlo in un campo roulotte dimenticato da Dio e dagli uomini, perché altrimenti il film sarebbe assomigliato troppo a “E.T.”, “Incontri ravvicinati”, “Poltergeist”, e tanti altri filmetti anniottantari che si svolgevano in periferia.

In realtà, il regista Nick Castle ci perse parecchio la testa a confrontare il suo film con i lavori di Spielberg e Lucas (negli anni ’80 confrontarsi con loro era inevitabile) e fece del suo meglio per renderlo diverso, il ché non fu facile. Nei commenti del DVD ha spiegato: «…vedevo George Lucas e Steven Spielberg ad ogni angolo…Più guardavo i suoi lavori e più mi rendevo conto che, ragazzi, George sapeva quello che stava facendo.” Porello. Deve aver sofferto un po’ la pressione.
Un altro motivo non meno importante per cambiare l’ambientazione del film e portarla in un parco roulotte, fu che in questo modo Alex avrebbe avuto un gruppo più stretto di amici e familiari intorno, il ché fa sempre bene se vuoi fare un filmettino fantaBUM per ragazzi e famiglie.

In origine i due protagonisti, Alex e Maggie, si dovevano chiamare Skip e Penny, ma i nomi vennero cambiati perché suonavano troppo da cartone animato. Il protagonista finì per essere chiamato Alex, come il figlio dello sceneggiatore Jonathan Buetel.

Troppo da cartone animato, ma abbastanza per farne un fumetto

Ally Sheedy era una possibile opzione per ricoprire il ruolo di Maggie. Anche Eric Stoltz poteva essere un possibile Alex. Alla fine nessuno dei due arrivò, e un po’ me ne dispiace. Soprattutto per Ally Sheedy, ché al tempo il solo vederla mi induceva alla licantropia.

Dai ciccio. Rassegnati. È stato bello finché è durato.

Comunque, sembra che il regista del film, Nick Castle, che interpretò Michael Myers nel primo film di “Halloween”, attraverso i suoi legami con John Carpenter arrivò ad assegnare il ruolo di protagonista a Lance Guest, che recitò anche lui sotto Carpenter ma in “Halloween II”.
La storia andò all’incirca così: Nick si stava occupando dell’editing di “Halloween II” insieme a Carpenter. Mentre lavoravano al film si chiedeva quale potesse essere l’attore ideale per ricoprire il ruolo di protagonista nel SUO film, e proprio mentre sbobinavano la pellicola notò Lance Guest. “Aspetta! Chi è quel ragazzo?” chiese a John. Ecco trovato il protagonista.

Lo scenografo Ron Cobb fu una figura chiave per gli effetti speciali, e venne assunto perché John Carpenter ne parlò un gran bene. Cobb aveva lavorato con Carpenter in “Dark Star” e col compare Dan O’Bannon in “Alien”.
Senza Cobb, il film non avrebbe avuto l’aspetto che tutti conosciamo dato che i primi abbozzi di effetti speciali vennero giudicati abbastanza terribili.

Nonostante il suo aspetto trasandato era comunque reputato un bell’uomo

Giochi Stellari è stato il primo film ad avere tutti gli effetti speciali elaborati da un computer (tranne il make-up e le esplosioni), e questo non accadeva dai tempi di Tron.
Per elaborarli tutti venne usato un super-computer denominato CRAY X-MP, ma a qualcuno non piaceva tanto quest’idea.
Il Coordinatore degli Effetti visivi, Jeffery Okun, prima dell’inizio dei lavori fece due conti. In 6 mesi doveva lavorare una certa quantità di fotogrammi e creare una certa quantità di poligoni, ognuno dei quali richiedeva un bel po’di tempo di rendering per essere creato. Secondo i suoi calcoli ci avrebbe impiegato 17 mesi. Andò quindi dal produttore Gary Adelson e lo supplicò di licenziare la società degli effetti digitali (la Digital Productions), e sostituirla con un’altra società che produceva gli effetti con in modellini (omettendo il particolare che lui lavorava anche per questa società). Adelson rifiutò, e la Digital Productions riuscì ia concludere il lavoro in tempo con il Cray X-MP.

Il super-computer

Alla fine alcune scene di Giochi Stellari non andarono esattamente come avrebbero dovuto. Ce n’è una in particolare in cui Alex è nella sua astronave, la Gunstar, e si nasconde in un asteroide. Se lo si guarda bene, l’asteroide sembra fatto di “gelato sciolto” e la scena pecca di realismo. Questo perché avrebbe richiesto un’ulteriore quantità di lavoro per le rifiniture e la Digital Production non aveva né il tempo né il denaro per rifare correttamente la scena.
La Gunstar, dal canto suo, era composta da 750.000 poligoni che richiesero 3 mesi per essere codificati nel computer.

Le prime proiezioni di prova rivelarono che il pubblico gradiva particolarmente la parte dove Alex aveva a che fare con il suo clone sostitutivo, l’unità BETA. La gradì così tanto che Nick Castle decise che sarebbe stata una buona idea aggiungere altre scene dell’unità “Beta” che interagiva con Alex e gli altri personaggi al parco roulotte “Starlite Starbrite”. Purtroppo le scene aggiuntive vennero girate dopo la fine ufficiale delle riprese, e Lance Guest si era già tagliato i capelli, per questo fu necessario fargli indossare una parrucca abbastanza truzza che in certe scene può essere riconosciuta chiaramente. Inoltre, sempre durante i re-shoot, Guest si sentì male e aveva un colorito estremamente pallido che lo obbligò a truccarsi con montagne di make-up.

Wil Wheaton riuscì a partecipare ad alcuni di questi re-shoot. Aveva un piccolo ruolo che però venne lasciato sul pavimento della sala di montaggio. Tuttavia, Wheaton può ancora essere visto come comparsa sullo sfondo di alcune scene nello “Starlite Starbrite” e il suo nome compare nei titoli di coda.

Fin dall’inizio era stata considerata l’opzione di un sequel ma alla prova del botteghino il film non fece abbastanza soldi per convincere la produzione. In classifica venne superato da “The Karate Kid” e “Purple Rain”. Erano quelli i film che la gente preferiva vedere nel 1984, e anche se Giochi Stellari ottenne delle buone recensioni, il grande pubblico non si stacciò le vesti per esso.

E adesso un po’ di trivia sparsi che è già mezzanotte e mezzo e io mi sarei anche rotto gli zebedei:

1) Proprio all’inizio del film, era stato pianificato di mostrare un campo stellare dove il pianeta Rylos avrebbe sostituito il logo della Universal, ma ai seri signori dello studio non andava giù di sostituire la Terra con un altro pianeta. Era irrispettoso, dissero. Le cose sarebbero andate diversamente se a produrre il film fosse stata la “Warner Bros.” , famosa per giocare spesso con il suo logo.

2) Il leggendario videogioco arcade di “Starfighter” che Alex gioca (e che venne progettato come un vero videogame, ma non fu mai veramente commercializzato dopo l’uscita del film) era stato concepito per essere diverso dai videogiochi standard dell’epoca. Aveva una grafica 3D poligonale e assomigliava più a un vero e proprio simulatore di volo.

3) La Star Car che usa il reclutatore Centauri compare nel film sia live-action che sotto forma di computer graphics. Fisicamente venne usata una DeLorean, modificandola con lamiere aggiuntive. Il risultato faceva figura, ma il veicolo non riusciva a muoversi molto velocemente ed era tremendamente rumoroso. La maggior parte delle scene che coinvolgevano la Star Car vennero infatti doppiate in post-produzione con effetti sonori molto più space.

Inoltre, per noi fu possibile rivedere la Star Car cinque anni dopo, nel film “Ritorno al futuro – parte II”.

Eccola lì, a sinistra

4) Il personaggio di Grig interpretato da Dan O’Herlihy, che 3 anni dopo avrebbe ricoperto il ruolo del corrotto Presidente della OCP in “Robocop”, era un alieno dalle caratteristiche somatiche di una lucertola. Le protesi che O’Herlihy dovette incollarsi alla faccia erano pesantemente limitanti e gli ingessavano il viso. Durante la recitazione dovette esagerare molto i suoi movimenti facciali per riuscire a trasmettere una qualsiasi emozione attraverso la maschera. Nonostante tutto, Grig risulta un personaggio abbastanza sobrio, ma di fatto venne interpretato dall’attore più espressivo di tutto il film.

5) Quando la spia Ryliana viene torturata, la sua morte doveva avvenire tramite lo scioglimento della testa. Questa versione non venne girata perché si temeva che la scena potesse risultare troppo raccapricciante. A quel tempo non esisteva ancora il PG-13, e il rischio di beccarsi un rating R era troppo alto.

6) Il design dell’astronave utilizzata dall’assassino bestia era uno dei disegni rifiutati da Ridley Scott per il film “Alien”. Il progetto venne respinto in fase di concetto, così l’astronave non fu mai realizzata, almeno fino a quando non fu ripescato in qualche cassetto e utilizzato in Giochi Stellari.

7) Alla fine del film, quando gli eroi battono i cattivi, era in copione una grande festa nella sede della Lega Stellare (che sarebbe stato un altro rimando lampante al primo Guerre Stellari) ma la scena venne tagliata perché non c’erano più abbastanza soldi in bilancio.

Senti coso, ma le tartine alla merda quando arrivano?

OMONE

Uomo di mare, scribacchino, padre. Arrivo su un cargo battente bandiera liberiana e mi installo nel posto più vicino al retrogaming e la cultura pop anni '80/'90. Nel mio passato ci sono progetti multimediali falliti in collaborazione con Makkox; tre libri scritti in collaborazione con me stesso e tre podcast di relativo successo. Atariano della prima ora, mi piace molto giocare ai videogiochi vecchi e nuovi. Tutte le notti guardo le stelle e aspetto che arrivino gli UFO.

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1 Response

  1. Fra X ha detto:

    Io sorrido un pò di quando sento in giro parlare di effetti speciali oggi ridicoli. Si, si vede che sono fatti al computer, ma sono fatti bene. E ricordiamo che siamo agli albori della CGI! Incredibilmente film come Indy e DH 4, Wanted… seppur più recenti e beneficiari dello sviluppo di questa tecnica sono riusciti ad invecchiare anche peggio visivamente per quanto riguarda ciò!
    Una delle scene più belle è quanto Alex è in camera sua a pensare al futuro mentre sente e ripete ormai a memoria i discorsi che i suoi compaesani fanno ogni anno! XD
    Il make-up… mamma mia! Alla faccia del basso-medio budget! Ancora oggi fa paura!
    Non sapevo che che Grig fosse interpretato dallo stesso attore del “vecchio” di “Robocop”! °_O lol
    Comunque il punto forte è la storia del ragazzo di provincia che riesce ad andare oltre. Una metafora della vita insomma. Così come quella interazziale tra Alex e Grig.
    Quando i film per ragazzi li scrivevano alla grande! XD

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