In principio era il videogioco di TRON, e non è che si stesse poi così male

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Quella volta che l’Omone nostalgico si fece un sacco di domande ficcanti sui quarant’anni di TRON e sui suoi videogiochi derivati che non ricorda più nessuno …


È il 1982 e nell’immaginario popolare i computer significano solo due cose. O sono macchine talmente grosse da ingombrare una stanza e usate per calcolare robe di guerre nucleari e mercati azionari, oppure sono cabinati arcade delle dimensioni di un frigorifero tipo Space Invaders e Pac-Man.
Alla radio i Kraftwerk suonano musica futuristica e cantano con l’effetto robotico, ma se possiedi un computer a casa probabilmente è un VIC-20 o un Sinclair ZX81, che sono molto sofisticati per quel tempo ma adesso sono l’equivalente di una calcolatrice sotto steroidi. In compenso l’Italia vince la Coppa del Mondo e a giugno E.T. L’extra-terreste di Steven Spielberg debutta nei cinema americani con un successo folgorante; al boxoffice sorpassa a destra persino Star Wars e diventa il film con il maggior incasso di tutti i tempi; un vero fenomeno. Il sesto album di Michael Jackson, Thriller, viene lanciato a novembre e, sempre nei cinema, sempre quell’anno, vengono pubblicati Poltergeist, Conan il Barbaro, Blade Runner, Star Trek II e Rocky III.

Insomma, è una grande annata, no?

Una grande annata

Ecco, quell’anno sono un ragazzino di 10 anni che esplora il mondo pedalando sulla Graziella e i miei posti preferiti sulla Terra sono le due sale giochi che si trovano sul lungomare, a Viareggio, le quali ospitano tutti i videogiochi che avrei adorato e giocato durante gli anni degli studi e della stupidera. “Tron” è uno di quei videogiochi. Vado sempre dritto a “Tron” quando entro in sala giochi. Magari non ci gioco ma di sicuro lo ammiro. Il cabinato è bellissimo e pure il videogioco conserva ancora oggi tutti i suoi perché. Ha talmente tanti perché che 39 anni dopo gli dedicherò un podcast tutto suo nella mia Atariteca del cuore.

Anche il “Tron”di Steven Lisberger è cresciuto con me. Rilasciato nei cinema quell’anno, è uno di quei film che mi ha catapultato nel futuro. All’epoca viene apprezzato da pochi, ma con il senno di poi l’avventura fantascientifica di  Lisberger ha in sé tutto quello che avremmo visto e continuiamo a vedere oggi nei cinema, in tv, nella vita reale e nella vita virtuale. Dal punto di vista tematico anticipa problemi con cui siamo attualmente alle prese: intelligenza artificiale, identità digitale, privacy, dati personali, il dominio della grande tecnologia. Vedete voi.
Tron è anche il primo tentativo di visualizzare quel mondo digitale che allora venne chiamato “cyberspazio” ma che ora possiamo tranquillamente definire “metaverso”.
A rivederlo adesso, il cyber-mondo di Tron è molto low-res per gli standard odierni. È minimalista, spigoloso, nero, e così fluorescente al neon che ricorda una discoteca degli anni ’80 – ma il suo caratteristico retro stile è ancora molto amato e imitato.

 

Tron è anche il primo film a incorporare lunghe sequenze di immagini interamente generate al computer (CGI), un valore aggiunto lungo 15 minuti e senza precedenti. Nessuno aveva visto niente del genere prima. In quanto tale, ha aperto la strada all’uso massiccio degli effetti digitali, influenzando registi come James Cameron, George Lucas, Peter Jackson, Tim Burton, i Wachowski ( Matrix ha molte somiglianze con Tron) e sicuramente Nick Castle, che due anni dopo avrebbe ripercorso quella strada con il suo “Giochi Stellari” già recensito su questo squisito portale.
Giustamente, nel 1982, l’unica azienda con la volontà e le risorse per realizzare un film come Tron è Disney. Una Disney smarrita, oscura, in cerca di un cambio di pelle che riuscirà a concretizzare solo con l’inizio degli anni ’90. Stava cercando qualcosa di nuovo, di innovativo. Dalla morte del vecchio Walt nel 1966, lo studio cinematografico era in declino, eclissato da successi planetari come Star Wars.
Tecnicamente, Tron è un mix di live action, animazione vecchia scuola e CGI. Tutti elementi molto impegnativi che necessitano un pesante lavoro di post-produzione per essere fusi. Per dire, il caratteristico pattern del circuito luminoso sulle tute dei protagonisti viene ottenuto attraverso una tecnica chiamata “animazione di retroilluminazione”, che prevede la realizzazione di un negativo di ogni fotogramma e la pittura a mano delle aree luminose. C’erano 75.000 fotogrammi da fare e più di mezzo milione di opere d’arte. Un’impresa titanica.

Riunione al Ministero dei cappellini ridicoli

Tron non ha avuto un gran successo al botteghino, con un budget di 17 milioni di paperdollari, finisce la sua corsa nelle sale americane raggiungendo un incasso di 33, molto al di sotto delle previsioni.  Il film riesce persino a ottenere una nomination all’Oscar alla 55a edizione degli Academy Awards sia per il sound che per i costumi ma non per gli effetti visivi perché, secondo Lisberger, l’Academy pensa che usare i computer per creare gli effetti sia come “imbrogliare”. Nonostante ciò, è adesso un classico di culto.
E visto che Tron racconta di un’avventura in un mondo digitale che funge da videogioco, quale soggetto si può maggiormente adattare per derivarne un videogame? In quel mondo vergine ci sono un sacco di possibilità narrative, ci sono civiltà e persino religioni completamente diverse fra loro nate spontaneamente nella matrice. Uno dei migliori esempi di ciò che ha avuto luogo sotto forma di videogioco è Tron 2.0, uno sparatutto in prima persona che funge da pseudo-sequel del film ( ma non è canonico ). Sviluppato da Monolith Productions (Blood, No One Lives Forever, F.E.A.R.) con la propria tecnologia Lithtech, rinominata per l’occasione Triton, è Ambientato 20 anni dopo gli eventi di Tron, e mette i giocatori nei panni di Jet, un talentuoso programmatore che entra nel mondo virtuale per arrestare un virus.
Tron 2.0 è una delle derivazioni più amate del franchise e potenzialmente il miglior gioco che sia stato rilasciato fino ad ora. È una grande continuazione di ciò che è successo dopo il primo film originale e il gameplay funziona bene, specialmente nella versione PC. I critici lo ritengono un ottimo titolo e anche i fan che non avevano mai visto il film dell’ottantadue si sono divertiti.
Esce sul mercato nel 2003 per PC, XboX e, pensate, anche per GameBoy Advanced.

 

Niente di nuovo accade sotto il sole per almeno altri sette anni finché, nel 2010, Disney decide di scommettere di nuovo sul mondo virtuale della ENCOM e rilascia al cinema “TRON:Legacy”. È un tentativo di riavviare quell’universo che nel giro di 4 anni esaurirà tutta la sua spinta ma ci permette comunque di avere sulle console di tutto il mondo “Tron: Evolution” . Un gioco d’azione in terza persona insignificante in termini narrativi, ma tanto legato al franchise da dimostrarsi divertente e permettere ai giocatori di esplorare ulteriormente quell’universo senza sentirsi particolarmente alienati.

 

La storia dei videogiochi di TRON ha comunque origine con il film stesso, anzi, anche prima della sua uscita nei cinema dato che la versione arcade viene rilasciata mesi prima a scopo promozionale, e sulle console dell’epoca compaiono numerosi videogiochi coevi al film. “TRON: Deadly Discs” per Intellivison, per esempio, è talmente legato al progetto che basa il suo design direttamente sulla storyboard e le immagini di produzione della pellicola.
Mattel Electronics scommette durissimo sul fatto che TRON diventerà un fenomeno al cinema. Del resto, un film sui videogiochi con effetti speciali all’avanguardia (la tendenza più in voga negli USA in quel momento) come poteva mancare l’obiettivo? Beh, mai scommessa fu più azzardata e la tiepida accoglienza ricevuta al botteghino fece poco per aumentare l’interesse per i ben QUATTRO giochi ispirati a TRON (quattro giochi originali ) che Mattel rilascia sul mercato.
“TRON: Deadly Disc”, tuttavia, è un gioco di per sé abbastanza buono da raccogliere ottime recensioni e passaparola, e riesce a vendere oltre 300.000 copie. Un numero rispettabile, ma solo circa un terzo di quello che il marketing sperava. Ironia della sorte, la tiratura iniziale delle cartucce è prevista per 350.000 copie, ma all’ultimo minuto viene aumentata a 800.000. «Il motivo dell’aumento», spiegò l’addetto al marketing Dick Baumbusch in una nota del 1 giugno 1982, « è dovuto alla popolarità prevista del film e al fatto che il gioco verrà presentato in uno spot pubblicitario in rotazione televisiva questo autunno. Inoltre, la domanda internazionale di Tron limiterà qualsiasi rischio di perdita». Non c’è che dire, pare il classico “bacio della morte” che nessuno si augura di ricevere, e porta “TRON: Deadly Disc” di Intellivision su un piano straordinariamente affine a quello della conversione di E.T. di Atari.

Altra storia per il videogioco “TRON: MAZE-A-TRON” creato per Intellivision o Intellivision II. Mattel prova a convertirlo su Atari 2600 ma le limitazioni della macchina portano alla creazione di un gioco talmente diverso dall’originale che viene scelto di chiamarlo direttamente con un altro nome, “Adventures of Tron”, e farlo pubblicare da una sua sussidiaria americana: M NETWORK.
La cosa figa è che “Adventures Of Tron” e la versione per Atari 2600 di “TRON: Deadly Discs” vengono poi rilasciati in un pacchetto unico comprendente uno speciale controller joystick che somiglia a quello del videogioco arcade di Bally Midway.

TRON: MAZE-A-TRON

Adventures Of Tron

Il joystick figo

Ultimo gioco ispirato a TRON rilasciato da Mattel è “TRON:Solar Sailer”. Ispirato alla famosa sequenza della vela solare che appare nel film, è uno dei quattro giochi ufficialmente rilasciati per il modulo di sintesi vocale IntelliVoice, e riproduce le voci di cinque personaggi del gioco: Tron, Yori, Alan, Bit, e il Master Control Program.
Durante il corso del gioco viene fatto un uso massiccio della colonna sonora del film composta da Wendy Carlos, ma in realtà i Blue Sky Rangers (i programmatori di Intellivision) non avevano chiesto i diritti né a Disney né alla stessa Carlos.

Una menzione speciale va alla solita Rogue Synapse, che dopo la riproduzione del videogioco di “The Last StarFighter” si è cimentata in un adattamento del gioco “Space Paranoids” che è possibile vedere brevemente nella sala giochi di Flynn all’inizio del gioco. È un prodotto fan oriented ma non per questo poco efficace. Lo si può scaricare QUI.

Ahia!

 

OMONE

Uomo di mare, scribacchino, padre. Arrivo su un cargo battente bandiera liberiana e mi installo nel posto più vicino al retrogaming e la cultura pop anni '80/'90. Nel mio passato ci sono progetti multimediali falliti in collaborazione con Makkox; tre libri scritti in collaborazione con me stesso e tre podcast di relativo successo. Atariano della prima ora, mi piace molto giocare ai videogiochi vecchi e nuovi. Tutte le notti guardo le stelle e aspetto che arrivino gli UFO.

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